I finanzieri del Comando Provinciale di Messina a conclusione di una complessa serie di indagini di polizia economico-finanziaria dirette dalla Procura della Repubblica di Messina per i reati di riciclaggio, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta di beni stanno procedendo all’esecuzione del sequestro, prodromico alla confisca, di società di capitali, conti correnti, beni mobili ed immobili, ed azioni riconducibili all’onorevole GENOVESE Francantonio, al figlio Luigi ed ai suoi più stretti familiari.

Il provvedimento, eseguito in data odierna, è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Messina, Dott. Salvatore MASTROENI.

Le indagini hanno inizialmente consentito di rinvenire fondi esteri per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro, schermati da una polizza accesa attraverso un conto svizzero presso la società Credit Suisse Life Bermuda Ltd.: fondi in parte transitati presso un istituto Bancario di Montecarlo ed intestati ad una società panamense (Palmarich Investments) controllata da GENOVESE Francantonio e dalla moglie SCHIRÒ Chiara; in parte (per oltre 6 milioni ) trasferiti in contanti in Italia direttamente al GENOVESE attraverso spalloni e resi così irrintracciabili.

La provenienza del denaro veniva riferita dall’indagato al proprio padre Luigi (cl.1925).

Le verifiche sui redditi del GENOVESE Francantonio e del di lui padre non consentivano di considerare compatibile tale patrimonio con le entrate dichiarate. Da qui la contestazione di riciclaggio per denaro derivante da reato, quantomeno da evasione fiscale.

Successivamente, dopo che la stessa SCHIRÒ aveva aderito alla voluntary disclosure per la parte di sua competenza ed ai limitati effetti delle sanzioni previste dalla annualità in corso di accertamento, sono emersi ulteriori gravi illeciti.

Dopo che, a partire dal 2016, al GENOVESE erano stati notificati da parte dell’Agenzia delle Entrate alcuni avvisi di accertamento per oltre 20 milioni di euro derivanti dalla conclusione di verifiche fiscali condotte nei suoi confronti, le indagini hanno messo in luce una complessa attività di ulteriore riciclaggio finalizzata anche a frodare il fisco. E’ emerso infatti che gli indagati, anche avvalendosi di alcune società a loro riconducibili, hanno posto in essere diverse operazioni immobiliari volte a trasferire ad altri soggetti beni immobili e disponibilità finanziarie in possesso di GENOVESE Francantonio per eludere il possibile sequestro dei 16 milioni provento del riciclaggio e per sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte e delle correlative sanzioni amministrative che frattanto venivano ad ammontare a circa 25 milioni di euro.

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In tali circostanze, anziché provvedere in prima persona, nonostante il comprovato possesso di risorse finanziarie, l’indagato ha dichiarato di rinunciare alla qualità di socio per mancanza dei fondi necessari, poche decine di migliaia di euro, per partecipare all’aumento di capitale, permettendo così, ex novo, l’ingresso in società del figlio, GENOVESE Luigi (classe 1996), privo di risorse economiche proprie.

Questo manovre hanno consentito tra l’altro al GENOVESE con la complicità del figlio Luigi di vanificare gli effetti del pignoramento che sulle sue quote era stato effettuato da Riscossione Sicilia. Egli infatti ha partecipato come custode delle quote alle assemblee nelle quali si è deciso di azzerare il valore delle proprie azioni – dell’importo di svariati milioni di euro – e di consentire al figlio Luigi di subentrare – con la sottoscrizione di strumentali aumenti di capitale – nella titolarità piena della società eludendo il pignoramento.

Le finalità illecite delle condotte sono state dimostrate dal fatto che quest’ultimo, ha versato la propria quota di capitale con denaro bonificatogli, nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni in argomento, dal padre. Il decreto di sequestro preventivo è stato notificato oltreché a GENOVESE Francantonio ed alla moglie SCHIRÒ Chiara, anche, al figlio GENOVESE Luigi, alla sorella GENOVESE Rosalia, al nipote LAMPURI Marco accompagnato da informazione di garanzia per i reati di riciclaggio e sottrazione indebita.

L’ammontare complessivo del valore delle aziende, dei conti e degli immobili sequestrati perché considerati profitto ovvero strumento dei reati commessi, supera i 100 milioni di euro e rappresenta il sequestro preventivo più cospicuo mai effettuato dalla Procura dall’Autorità Giudiziaria di Messina.