I numeri, si sa, sono analizzabili in diverso modo.

Se Valentino Rossi cade per tre gare di fila tutti danno la colpa alla moto e nessuno, o in pochi, vanno a guardare la comunque pessima classifica piloti che, oltre ad un certo precario livello qualitativo del mezzo, dimostra il superamento degli “anta” da parte del più grande pilota della storia.

Ma a contare, alla fine della sagra, sono sempre e comunque i numeri, ed anche in questo caso, la classifica.

Dopo esser finito su tutti i media nazionali e non solo, la nostra “un tempo amata università” catanese, si ritrova penultima nella classifica annuale del Censis.

Per chi non lo sapesse il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) è un istituto di ricerca socio-economica italiano fondato nel 1964. e dalla sua fondazione svolge attività di studio, ricerca, consulenza e assistenza tecnica. Inoltre la maggior parte delle attività dell’istituto è incentrata sulla realizzazione di studi sul sociale, l’economia e l’evoluzione territoriale o su programmi d’intervento e iniziative culturali nei settori vitali della realtà sociale.

Nella classifica stilata qualche giorno fa, il nostro ateneo si piazza al penultimo posto nella classifica dei mega atenei statali di sui riportiamo la sinossi dal sito Censis:

Tra i mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti) mantiene la prima posizione in graduatoria l’Università di Bologna, con un punteggio complessivo pari a 90,8. Segue, come l’anno scorso, l’Università di Padova (88,7). Al terzo posto l’Università di Firenze (86,3), che, pur incrementando di 3 punti l’indicatore relativo alla dotazione di strutture per gli studenti, scende di una posizione. La Sapienza di Roma è stabile al quarto posto (84,3), inseguita dall’Università di Torino (83,0), che sale dal settimo al quinto posto e supera Pisa (82,5), che retrocede al sesto. Ultima tra i mega atenei statali è l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Catania. L’Università di Bari è terzultima e sostituisce la Statale di Milano, che guadagna una posizione.

Un piazzamento infelice che ci permette di vedere in maniera “pratica” quanto male è stato gestito uno dei poli d’istruzione più antico d’Italia.

La cosa ancor più grave, se anche noi vogliamo fare una classifica, è il modo in cui l’Unict gestisce la comunicazione di questi dati:

Classifica Censis 2018/19: L’Università di Catania dopo tre anni ricomincia a crescere

Miglioramenti nel punteggio generale e negli indicatori per Strutture e Borse di studio, ottima la Comunicazione, stabile il posizionamento

La classifica degli atenei stilata dal CENSIS e pubblicata nei giorni scorsi colloca l’Università di Catania nel raggruppamento dei dieci mega atenei statali italiani, unico ateneo in Sicilia ed il secondo a Sud di Roma, dopo Bari e prima di Napoli Federico II.

Per la prima volta da tre anni, si registra un miglioramento nel punteggio attribuito all’Università di Catania, che passa da 72 a 76,6 (+6,4%). In particolare, miglioramenti apprezzabili si sono avuti nell’indicatore relativo alle strutture, per il quale si è registrato un incremento del 16,7% (da 66 a 77 punti), ed in quello relativo alle borse di studio, dove l’incremento è stato pari all’8,8% (da 68 a 74 punti). L’indicatore per il quale l’Ateneo ha registrato il punteggio più elevato è quello relativo alla comunicazione ed ai servizi digitali, confermando la valutazione positiva ottenuta lo scorso anno, anche a seguito del rilascio del nuovo portale web d’Ateneo.

L’articolo, scritto dal direttore dell’Ufficio Stampa di Ateneo Mariano Campo, fa leva solo sulle positività dell’indicatore e non su una classifica triste per studenti presenti e futuri.

Come valutare quindi il censimento Censis?

Sicuramente il piazzarsi penultimi non è un bel dato, e scriverne per un ex studente è veramente brutto, ma ne siamo così sorpresi?

Siamo veramente sorpresi di vedere la nostra università depredata di ogni qualsivoglia dignità accademica e sociale, o siamo oramai consci e, soprattutto, disillusi di questo “sistema”?

Forse, visto che a scrivere, come detto, è un ex studente disilluso dal sistema universitario, il mio punto di vista potrebbe risultare corrotto e non obiettivo, preferisco lasciare il lettore proprio alla lettura del censimento 2019/20 per trarre personalmente il proprio giudizio.

E se a leggere fosse un giovane studente, o magari un padre che con esso ha valutato l’ipotesi di far iscrivere il figlio in un altro Ateneo, ricordate che Bologna è una bellissima città  😉 

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