Meno quaranta. Giorno più giorno meno. Il countdown e’ li lì per cominciare ma i ‘motori elettorali’ già rombano eccome in vista delle elezioni regionali siciliane. Busalacchi,Tanasi, Fava e non solo ma soprattutto Musumeci, Cancelleri e Micari.

Gli ultimi tre elencati, e magari volutamente in quest’ordine, sono i candidati che si giocheranno l’ambita ma altresì scottante poltrona ancora per poco (e per molti per fortuna) occupata dall’uscente governatore Crocetta.

In cinque anni di pressoché assai mancate rivoluzioni in una terra tanto meravigliosa quanto contraddittoria e stracolma di ataviche complessità, ritardi e difficoltà, non sarà facile per nessuno rimetterla in sesto. Programmi e promesse permettendo. Di chiunque coraggiosamente sta scendendo in campo.

Non e’ semplice poi ritrovare la sintonia con un elettorato, a queste latitudini, tanto ma tanto (ed anche di più) disaffezionato e lontano da politica e politicanti mai come oggi.

Al netto della bontà e ai buoni propositi di tutti i principali competitori non può non essere sottaciuta una certa ‘contraddizione’ in termini che, senza nulla a contrasto con le singole personalità in campo, ‘cozza’ un po’ troppo con le ‘candide’ premesse e promesse di questi ultimi ‘corridori’ al salvataggio della Trinacria.

Così se partendo da Cancelleri, faccia buona,allegra,da bravo ragazzo un po’ semplicione, diretto, e vicino idealmente al ‘popolo’, gli aficionados sperano che l’onda di cambiamento (?) antisistema possa davvero abbracciare anche la Sicilia, non si può non dire che proprio in Comuni di questa terra,nella Capitale e in qualche città italiana (es.Livorno) non sembra che il grillismo abbia portato chissà quali cambiamenti in meglio. Anzi.

Ma loro, i pentastellati, sono gli ultimi in ordine di tempo ad aver fatto ingresso nei vari e veri palazzi della politica nazionale, regionale e locale e dunque godrebbero ancora di un po’ di bonus di errori (come le ‘vite’ nei videogames) e quindi nella testa dei disillusi elettori un po’ di fiducia la meriterebbero anche. O no?

Poi c’è Micari. Centrosinistra. Già il fatto che devi fare ricredere i siciliani dopo i cinque anni di Crocetta il cui messaggio, che a torto o ragione non e’ certo passato positivamente (e nell’era della comunicazione non e’poco) all’opinione pubblica isolana, e’ in se’ un atto di coraggio che forse in pochi capiranno ed apprezzeranno.

Se poi, per quanto ‘gentile’ sia la sua sfida, e a onor del vero più lo si sente parlare e più si ritiene di aver di fronte una persona molto per bene e con idee anche condivisibili, viene tanto, troppo difficile immaginare che il rettore di Palermo, tra l’altro poco conosciuto ai più, possa davvero spuntarla.

Se poi aggiungi le incomprensioni, i tanti fisiologici mal di pancia interni alla coalizione con in più l”alfanizzazione’ della stessa, beh e’ tutto ‘anti-grasso’ che cola (senza nessun riferimento alla fu rinuncia a candidarsi dell’attuale Presidente del Senato). Difficile. Francamente.

Infine Musumeci. In realtà in primis Musumeci. Perché fra tutti e tre i maggiori corridori e’ quello che potrebbe davvero spuntarla. E non solo per i sondaggi che lo vedono avanti. Voleva candidarsi, anzi ri-candidarsi, e si e’ ri-candidato. Dei tre e’ senza dubbio alcuno quello più dotato dialetticamente. Sicuramente anche dal punto di vista di esperienza politica. Certamente pure da quello amministrativo. Per lui poi l’antimafia, troppo spesso sbandierata dai più, e’ un pre-requisito e non un punto del programma. Nell’immaginario e non solo in quello e’ un politico, un uomo apprezzato che ispira fiducia bipartisan.

Tutto scontato dunque per l’amministratore orgogliosamente di destra? Forse no. Perché, vuoi o non vuoi, a rivedere le facce che lo accompagnano sembra di tornare ai tempi del (nefasto si postumi) 61-0. Se poi pensi che alla fine personaggi come Cuffaro piuttosto che Genovese, vuoi o non vuoi, alla ‘vicina o alla lontana’ sono comuni (seppur non certo amatissimi) compagni di viaggio a suon di loro preferenze che servono per raggiungere l’obiettivo, beh un certo ‘corto-circuito’ nell’elettore medio potrebbe anche crearlo.

Infine poi, seppur in tempi di crisi economica, bisognerà non sottovalutare i ‘portatori’ di voti per lo più schierati nel centrodestra e nel centrosinistra. Sono loro che potrebbero far pendere da una parte all’altra, con sorprendenti percentuali sulle liste, gli esiti del voto. E il fatto che i parlamentari da ora in poi saranno meno, la corsa sarà molto personalizzata. Con l’antipolitica galoppante ancora di più.

E comunque, la verità e’ che bisogna restare molto ma molto cauti. Senza scomodare quelle di Trump, di Macron, dei primi exploit grillini o il 41% di Renzi alle europee per dire che addetti ai lavori e sondaggisti assai spesso scambiano lucciole per lanterne.
Buone regionali. Viva la Sicilia. Sempre.