Addio al Maestro Ermanno Olmi.

Il cantore della gente semplice e orgogliosa è tornato al suo “Bosco Vecchio” fra i geni di quegli alberi che tanto amava.

Dopo Vittorio anche Ermanno si congeda quietamente dal mondo terrigno, riconciliandosi idealmente con quell’ universo rigoroso e morale scolpito negli occhi dei propri protagonisti.
I contadini bergamaschi, i santi bevitori, cavalleggeri e archibugeri, colonnelli e soldati, ma anche i pirati, i professori e gli immigrati.

Storie e volti inscritti dentro la cornice di un personalissimo neorealismo, duro e compassionevole al tempo stesso e cristiano nel modo più laico che esista.

Ci mancherà Ermanno Olmi. Non ci mancheranno però la pacatezza delle sue tragedie inesorabili, la sua salda riflessione sul mondo di ieri e quella pietà che ammantava un giudicare privo di superbia.

Perchè queste sono qualità ormai consegnate alla storia del cinema italiano, eredità nelle immagini e parole fissate sulla pietra con la potenza di centochiodi.

E non c’è vento Matteo che potrà mai scardinarle. Al più potrà solo trasportarle più lontano…

 


 

 

Testo e disegno di Andrea Lupo