Ho atteso qualche giorno prima di scrivere questo articolo.

Dopo la “marcia su Roma” di qualche giorno fa, ho rivolto la mia curiosità proprio verso coloro che venivano etichettati come “ladri della dignità”, proprio verso coloro che ci rappresentano.

La speranza di un segno, di un’indicazione, di una voce che potesse mettere tutto in ordine era fiacca e di un verde poco lucente, ma a distanza di qualche giorno si è letteralmente spenta.

Nulla, eccetto le parole dei soliti opportunisti, è stato detto o fatto dai “rappresentanti del popolo”! Nessuna parola dal tanto acclamato Mario Draghi, nessun gesto di distensione, nessuna luce in fondo al tunnel.

 

 

Eppure, se la marea rossa negli scorsi anni chiedeva “un contratto più stabile”, una “maternità più tranquilla”, un “euro in più al giorno”, questa volta a scendere in piazza, in tutta Italia, non sono gli impiegati, ma le “partite IVA”.

Coloro che i vari governi hanno trasformato da commercianti, artigiani, agricoltori a IMPRENDITORI. “Tutti Imprenditori di Voi stessi sarete”, urlava pressappoco uno slogan di qualche anno fa.

Tutti coloro che “sceglievano” di non diventare impiegati, diventavano Imprenditori!

Eppure la bellezza della scelta, se mai ci fosse stata, stava proprio nel diventare “commercianti” o “artigiani”, o altro. Lo si poteva fare perché si amava vendere o lavorare il legno, o la terra. Ma loro, con una comunicazione potente e dirompente hanno piegato queste differenze creando e pian piano unificando il mondo del lavoro in due grandi categorie: DIPENDENTI e PARTITE IVA.

Mentre, in una nazione segnata da covid e crisi, gli impiegati pubblici vedevano il loro stipendio accrescersi di 107,00 € lordi e il 67% dei dipendenti privati avevano la possibilità di lavorare in remote working con la stessa retribuzione del lavoro in ufficio, il “popolo delle partite IVA” si è visto schiacciare e chiudere in faccia porte e portoni.

Se “il blocco dei licenziamenti” è stato attivato per tutti i dipendenti contrattualizzati, le collaborazioni tramite partita iva, anche quelle pluriennali, sono state chiuse senza motivazioni o indicazione alcuna, dal giorno alla notte.

Sono 6,2 milioni le partite iva attive in Italia, quindi ben il 10% della popolazione totale della nazione!

Immagine per un attimo se 6,2 milioni di italiani, e le loro famiglie, quindi almeno il doppio, decidessero di non andare più a votare, aggiungendosi al 37% medio dei non votanti… cosa accadrebbe?

 

                         Enrico Berlinguer con in mano L’Unità del giorno successivo alla immensa manifestazione operaia del 24 marzo 1984

 

Eppure nel frattempo, invece di coalizzarsi, invece di unirsi insieme a “lavoratori dello spettacolo”, “lavoratori stagionali” e quant’altro, si è fatto quello che si fa dal secondo dopo guerra: si sono create nuove associazioni di categoria, nuovi sindacati dei lavoratori. In Italia, se continua così, tra poco avremo più inutili sindacati, che persone che lavorano.

La stampa non ha parlato degli eventi, se non in minima parte.

Adriano Olivetti stesso disse che i sindacati pensano ai ‘dipendenti come numeri per i propri sondaggi e non conosco nemmeno il lavoro che essi svolgono, ma ne decidono le sorti’.

Nel 1947 Adriano Olivetti dà vita al Movimento Comunità, un organismo culturale e politico che si propone di diffondere e tradurre in realizzazioni concrete l’ideale adrianeo di una società costruita sulla base di comunità territoriali, con il superamento dei partiti politici e della organizzazione verticistica e centralizzata dello Stato. Per Adriano la lotta di classe tra capitale e lavoro non è né utile, né inevitabile: può essere superata percorrendo una via politica – la terza via, quella comunitaria o social-liberale – alternativa al liberal-capitalismo e al social-comunismo.

Tornando ad oggi, alle “maschere bianche” partite da Catania, alle lacrime della madre di Roma che non sa come dare da mangiare al proprio figlio, la voce che percorre tutta la nazione non è ‘vogliamo soldi’, ma VOGLIAMO LAVORARE e purtroppo è ben diverso e poco abituati sono i nostri politici a sentire questo tipo di frasi, visto che le manifestazioni dei lavoratori, spinte dalle varie ed impronunciabile sigle sindacali, spesso urlano di volere aumenti e garanzie!

Tutto lecito naturalmente, ma stavolta il grido è diverso!

Stavolta non potrà esserci una bella mazzetta sotto banco o un tacito accordo per riprendere “a volare con Alitalia”, stavolta non chiediamo i dovuti:

  • Rimborsi sul non fatturato;
  • Non pagamenti dei contributi per il 2020;
  • Il pagamento di parte dei costi fissi;
  • Finanziamenti senza interessi per riaprire e non per pagare le tasse.

 

Qui chiediamo di LAVORARE!

 

 

Cosa dovrebbe fare chi aveva una palestra e da oltre un anno non ha introiti, con le 1.000,00 € appena ricevute?

Cosa dovrebbe fare un titolare di cinema o di teatro che non percepisce un euro da oltre un anno e ha comunque portato avanti le famiglie che da anni lavorano insieme a lui?

Cosa dovrebbe fare chi non ha più speranza?

In tanti oramai stanno dimenticando il periodo appena vissuto, ma che in tanti continuano a vivere quotidianamente, anche se molti lavoratori non sono ancora tornati in attività e innumerevoli lavori non torneranno mai di nuovo a rivedere la luce.

Per le “partite IVA” il lavoro si programma spesso l’anno prima per quello successivo e tanti di noi hanno visto chiudere bene il 2020, ma tutto spegnersi come una lampadina che prima di finire inizia a dar segni di cedimento lampeggiando ad intermittenza.

Una persona qualche giorno fa, mi ha ricordato la frase di Tucidide: più che la peste, a distruggere Atene fu la paura della peste.

E noi vivremo, grazie a chi ci governa, con questa paura per il resto della nostra vita.