È da tanto tempo che non mi siedo davanti al computer a scrivere.

Forse non ne sentivo il bisogno, preso dalle centinaia di vicissitudini quotidiane.

 

Eppure oggi, per la vostra felicità 😛 , ho deciso di farlo.

 

Ho deciso di sedermi per condividere un’emozione inaspettata.

Non uso la parola “condivisione” con l’accezione moderna, usurpata dal mondo social.

Non voglio mandare un messaggio o condividere i fatti miei, vorrei solo regalare un’esperienza e quello che ne è derivato empiricamente.

 

Si è vero! Sono noioso! 😯 

 

Ogni anno mi riprometto di guardare serie tv in maniera libera da schemi e preconcetti, ma ogni volta sono sempre stato costretto a ripetere la frase:

<<Guardo decine di serie tv bellissime, ma quando inizia Doctor Who, tutte passano in secondo piano!>>.

 

Quest’anno ho visto telefilm (cosi come li chiamavano una volta) veramente ben fatti.

Stagioni fantastiche e, finalmente, conclusioni che non lasciano l’amaro in bocca del tipo “How I Met Your Mother”.

Tutti veramente di ottimo livello con The Punisher stagione 2 al di sopra della media.

 

Stavolta avevo anche poche pretese nei confronti del Dottore e questo per alcuni motivi, tra cui:

  • Per la prima volta è interpretato da una donna e volevo lasciarle un po’ di tempo per l’ambientamento e la ristrutturazione del personaggio;
  • Nuovi showrunner che conoscono il personaggio e vogliono, giustamente, rinnovarlo
  • Un nuovo cast fatto da tanti attori e non solo dal classico copilota

 

Eppure dopo solo un paio di puntate “avvincenti ma non troppo” arrivo oggi all’episodio 3 dell’undicesima stagione dal titolo ROSA.

 

Dopo 5 minuti vissuti come spettatore, al primo intervento della Signora Parks inizio ad immedesimarmi con i personaggi e la storia.

Da sempre le vicende di Rosa Parks mi hanno incuriosito e sono state fonti d’esempio per il mio rapporto col gentil sesso e con le persone “di colore”.

Credo che uno dei motivi della mia mancata differenziazione “etnica”, cosa che mi ha dato la possibilità di avere decine di amici “neri” o, come si dice nell’episodio “sporchi”, sia proprio da ritrovare in quella donnina di colore, minuta e forte come un leone, nella cui forza ho sempre rivisto mia madre.

Anche lei è andata contro tutti e tutto non perdendo mai la sua grinta ed il suo coraggio di lottare per il bene dei propri figli.

Anche quando, proprio come accadeva a Rosa con la gran parte della popolazione, un intero paese andava contro di lei, colpevole di venire dalla “metropoli catanese” e non sottostare alla legge meschina e maschilista di un paese “di” vecchi!

 

Tornando alla storia di Rosa narrata all’interno dell’episodio, si diviene parte integrante della sua scelta di non cedere il posto ai bianchi.

Della sua scelta di restare seduta “perché non sarebbe stato giusto alzarsi”.

Per la prima volta mi sono emozionato come se fossi anch’io stato seduto su quel bus, colpevole della mia pelle chiara perché con quella in dosso altri colpevolizzavano brave persone solo perché ai loro occhi erano DIVERSI.

Purtroppo ancora oggi il razzismo e le spasmodiche follie raziali sono all’ordine del giorno ed insulti come “sporco negro” diventano parte del linguaggio giovanile.

Malgrado Rosa e tutti coloro che per l’uguaglianza sono vissuti e morti.

 

Navarca della puntata è il nostro Dottore, anzi la nostra Dottoressa, che diviene però spettatore come tutti noi al momento in cui Rosa viene prelevata dal bus e condotta in carcere. 

Perché lei non può e non deve intervenire in questo caso!

Perché la storia è fatta da piccolissimi avvenimenti tra loro apparentemente sconnessi che però hanno un peso incalcolabile nel loro dover avvenire e fanno parte di un progetto inimmaginabile chiamato evoluzione.

Anche se quest’ultima non sempre avviene…

 

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“Avevo rinunciato al mio posto prima di allora, ma questo giorno ero particolarmente stanca.

Stanca del mio lavoro di sarta e stanca del dolore nel mio cuore. ”

Rosa Parks