Un fenomeno contemporaneo che sta sempre più prendendo piede quello, da parte dei genitori, di attaccare i docenti quando ammoniscono gli alunni. Fino a qualche decennio fa se un professore scriveva una nota sul diario o ti rimproverava in classe, lo studente si preoccupava per la sgridata che lo avrebbe atteso a a casa da parte della madre o del padre. Oggi invece quando un ragazzo viene ripreso la prima reazione è quella di sfida e menefreghismo, perché sa bene che,i suoi genitori, invece di prendersela con lui, sono pronti a schierare guerra contro il docente in difesa del “povero” figlio ingiustamente accusato.

L’ultimo episodio, del cattivo rapporto tra scuola e famiglia, è avvenuto ieri mattina in una scuola di Avola. Un professore di educazione fisica avrebbe rimproverato un alunno alzando la voce perché lo studente era irrequieto durante la sua ora. Un richiamo banale come ne avvengono tanti a scuola ma lo studente di 12 anni ha deciso di avvisare subito i genitori dell’accaduto. Il papa e la mamma del ragazzo sono giunti nel cortile della scuola e hanno aspettato che il professore uscisse per picchiarlo prendendolo a calci e pugni, grazie all’intervento di altri docenti che li hanno separati la situazione non si è conclusa in tragedia. Il docente di 60 anni è stato ricoverato in ospedale con una frattura alla costola e con una prognosi di 10 giorni. La coppia di genitori, operaio e casalinga, dopo la brutale aggressione sono stati denunciati. 

Nei giorni scorsi Papa Francesco, durante l’incontro con l’Associazione Italiana Maestri Cattolici, riguardo a questo annoso problema aveva affermato: «Io sono convinto che il patto educativo è da tempo in crisi, e in certi casi del tutto rotto. Bisogna rinnovare l’impegno per una costruttiva collaborazione tra scuola e famiglia, ossia, ricostruire l’alleanza e il patto educativo  per il bene dei bambini e dei ragazzi. Occorre trovare una nuova “complicità” tra insegnanti e genitori. Anzitutto rinunciando a pensarsi come fronti contrapposti, colpevolizzandosi a vicenda, ma al contrario mettendosi nei panni gli uni degli altri, comprendendo le oggettive difficoltà che gli uni e gli altri oggi incontrano nell’educazione, e così creando una maggiore solidarietà»