Incontriamo Emanuela il giorno prima della seconda commemorazione della strage dei suoi genitori.

Salgo le scale della casa insieme ad un amico che conosce da anni Emanuela e che prima dell’arrivo mi aveva parlato della forte ragazza: << Emanuela è giovane e non auguro a nessuno quello che ha passato, eppure ogni giorno ricorda i suoi genitori e combatte in tribunale la sua battaglia, sempre a testa alta >>.

Seduto al tavolo, la prima cosa che noto è il suo grande sorriso, tanto forte da farmi quasi dimenticare il motivo per cui sono li, ma dopo qualche scambio di parole, e di ricordi, iniziamo la nostra intervista.

A che punto è il processo?

<< La difesa continua a cercare cavilli per far scorrere il tempo e rimandare la sentenza definitiva. Ma i RIS hanno fatto un ottimo lavoro e non hanno tralasciato alcun dettaglio, non possono appellarsi più a nulla. Dopo un anno e mezzo spero riusciremo a trovare giustizia ,per quanto possibile >>.

Cosa pensi del problema dei migranti?

<< Io sono figlia di migranti! Mio padre è partito per andarsi a crearsi un futuro quando qui non c’era nulla. Ma allora le cose erano gestite in modo diverso. I migranti erano diversi. Si andava a lavorare e non accadeva quello che avviene al C.A.R.A. >>.

Sei razzista?

<< Si. Oggi io sono razzista perché quello che stato fatto alla mia famiglia è disumano. Una persona non può compiere tali gesti, non può fare quello che ha fatto. Nemmeno un animale può compiere determinati gesti >>.

Come sta tua figlia, fino a qualche ora prima dell’omicidio si trovava in quella casa?

<< Lei mi dice sempre che se fosse stata li avrebbe urlato e difeso i nonni >>. Dopo questa affermazione dobbiamo fermarci un attimo perché la rabbia riaffiora e le lacrime non possono più essere fermate, ma Emanuela è forte e anche se il singhiozzo l’accompagnerà per i prossimi due minuti inizia a parlare della figlia e del modo in cui le ha spiegato l’evento: << I nonni non ci sono più, le dissi. Lei fa riaffiorare la loro mancanza in molte situazioni e gesti, era molto legata soprattutto a mio papà che qualche giorno prima beccai a gattonare con lei malgrado i dolori dovuti ad anni di lavoro manuale >>.

Com’è la tua vita ora?

<< Vivo giorno per giorno, senza più aspettarmi nulla da nessuno, soprattutto dallo Stato. Anche dopo l’appello di mia sorella,  nessuno è venuto a Palagonia, nessuno è stato vicino alla mia famiglia. Le istituzioni ci hanno abbandonato, solo un personaggio pubblico è venuto a casa mia: Matteo Salvini. Non per fare politica, ma per portare il suo sostegno personale ad una famiglia dissacrata.

Pur sapendo tutti che il male e la delinquenza scaturisce dalla mala gestione dei centri di raccolta dei migranti, come questo gigantesco posto che ha cambiato l’assetto dei paesi stessi. Mineo è pieno di extracomunitari e anche qui continuano a girare indisturbati e fuori controllo.

Da qualche tempo faccio parte con Federica Raccagni dell’associazione per le vittime delle violenze domestiche che la  stessa ha creato in memoria del marito ucciso a casa>>.

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D.D.B.