L’astrofisico Stephen Hawking è morto.

Aveva 76 anni e da oltre cinquant’anni lottava contro una delle malattie peggiori che esistano: la SLA.

La malattia che blocca progressivamente le funzioni vitali.

Ma questo non gli aveva impedito di studiare e divenire uno dei maggiori esperti a livello mondiale nei campi della fisica, della matematica, cosmologia e astrofisica.

E dire che gli vennero dati appena due anni di vita quando ne aveva appena 21 e la malattia era ad uno stato primordiale ed ancora in fase di studio da parte dei maggiori esperti.

Lui ha “battuto tutti i record” sia dal punto di vista di longevità per coloro colpiti da tale malattia, sia per l’essere riuscito a mantenere in costante sollecitazione tutte le funzioni celebrali non motorie sino a poco prima della morte.

L’annuncio della scomparsa è stata data dal portavoce della famiglia. 

Tutti abbiamo avuto modo di conoscere la sua storia grazie al bellissimo film “La teoria del tutto” diretto da James Marsh, che è l’adattamento della biografia scritta dalla ex moglie e madre dei suoi 3 figli Jane Wild Hawking.

Ma Hawking è andato ben oltre la pura tesi universitaria, permettendo, anzi sdoganando le teorie più complesse e portandole a conoscenza anche dei meno esperti con una forte e importante “comunicazione simpatica” che partiva proprio dalla presa in giro del suo stato fisico.

Il fisico è divenuto icona pop, personaggio dei cartoni, promotore di eventi, attore di documentari, comunicatore d’informazione.

Alle sue teorie sulla creazione dei buchi neri si devono diverse tesi sulla nascita dell’universo ed oggi l’uomo può dirsi più vicino ad una risposta sui “perchè dell’esistenza” proprio grazie al fisico di Oxford.